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Bevanda conosciuta fin dall’antichità, il vino è legato alla sfera spirituale e religiosa di numerose culture. Le origini del prodotto sono ad oggi dibattute, ma sono state rinvenute tracce di vite selvatica risalenti alla preistoria. Emblema di convivialità e condivisione, il vino è stato oggetto di molte opere letterarie, sia nella sua accezione simbolica che come elemento connesso agli usi e costumi delle varie società.
Storia del vino: etimologia e significati
L’etimologia della parola “vino” è dibattuta e controversa. Una delle ipotesi più accreditate la riconduce al termine sanscrito vena, la cui radice indica il verbo “amare” (da cui Venus, Venere). Secondo un’altra ipotesi deriverebbe dall’ebraico antico iin, giunto fino ai Romani nella versione greca oinos. Un’ulteriore teoria riporta al verbo sanscrito vi (attorcigliarsi), con un esplicito riferimento alla pianta di vite.
Marco Tullio Cicerone attribuì alla parola vinum un’etimologia latina, riconducendola ai termini vir (uomo) e vis (forza).
Il valore simbolico del vino
Considerato il “nettare degli dei”, presso gli antichi Greci il vino era strettamente legato al culto di Dioniso. Nella tradizione ebraica accompagna i rituali per la celebrazione dello Shabbat. Nell’Antico Testamento si legge che Noè porto sull’Arca una pianta di vite e la piantò dopo il diluvio universale, in segno di rinascita. Nel Cristianesimo il prodotto della vite viene identificato con il sangue di Cristo e, in tale accezione, è considerato un simbolo di redenzione: “Il vino rinvia alla festa, alla squisitezza del creato, in cui, al contempo, può esprimersi in modo particolare la gioia dei redenti”.
Storia del vino: le origini
La scoperta del vino risale, presumibilmente, alla fine del Neolitico e sarebbe conseguente a una “casuale fermentazione di uva di viti spontanee conservata in rudimentali recipienti”. I primi riferimenti storici alla bevanda, tuttavia, sono riconducibili alla civiltà dei Sumeri.
Nell’antico Egitto la vite veniva coltivata già agli inizi del terzo millennio a.C., come testimoniano alcune pitture murarie dedicate alla viticoltura. La bevanda era ad uso esclusivo di sacerdoti, re e alti funzionari e rappresentava uno dei principali elementi del corredo funebre.
Il vino nell’antica Roma
“E l’acqua se ne vada dove le pare/ a rovinare il vino, lontano/ fra gli astemi: questo è vino puro.” (Gaio Valerio Catullo, Poesie)
Molti autori latini celebrarono il vino. Nelle “Georgiche” il poeta Virgilio (70 – 19 a.C.) elargì consigli per coltivare la vite. Lo scrittore Lucio Giunio Moderato Columella (4 – 70 d.C.), nel suo trattato sull’agricoltura, approntò una prima classificazione dei vitigni, identificandone almeno trenta varietà. Presso gli antichi Romani il vino veniva lasciato fermentare in orci di terracotta, che ne facilitavano la conservazione e il trasporto. La degustazione era inizialmente preclusa alle donne, divieto che venne abolito dall’imperatore Giulio Cesare.
Autore: Isabella Grimaldi (Growell)